Un villaggio dei Grigioni 7

Di sentieri ne ho fatti pochi. Alcuni mi facevano piuttosto paura, soprattutto quelli già serpeggianti, che partivano dal retro della pensiun POSTA di CASACCIA e che dovevano condurre al SEPTIMER e mi facevano paura per le altitudini estreme che prospettavano e per la conseguente mancanza di alberi e rarefazione dell’aria e moltitudine di baratri. Ma credo che la paura fosse originata dai problemi di equilibrio che cominciavo ad avere. COMODO ILLUDERMI DI ESSERMI GETTATA A CAPOFITTO IN TUTTO QUELLO CHE SPAVENTA!! Mentre è vero che a molte cose ho opposto una certa prudenza, che chiamerei viltà.
ESISTE UN DETTO: SE GLI DEI TI VOGLIONO FREGARE, OSSIA PUNIRE, ESAUDISCONO I TUOI PIÙ SEGRETI DESIDERI.
Ma quali dei? E punirmi perché??? Perché ho reso, per un semplice caso, testimonianza della legge vera!??! Ma questa è una razionalizzazione, roba a cui i SAPIENS sono abituati da millenni.
Alla ricerca di una misteriosa abetaia facevo spesso un sentiero che in forma di pendio boscoso, iniziava di fianco al greto sfolgorante della Maira in secca, non lontano dal camping. Saliva leggermente sotto il livello della strada per il MALOJA. A un certo punto era necessario attraversare. Il bosco non sbucava proprio da nessuna altra parte. Destinazione obbligata: ASFALTO. Sull’argine sorgeva un piccolo abete sovrastato da un abete più grande che gli avrebbe bloccato la crescita, certo non gli fu “AMICA LA NORNA” quando gli prescrisse di attecchire in quel punto della Terra.
Nel bosco si elevava un montarozzo che sembrava fatto di terriccio color caffè. ALESSANDRO una volta parlò di “formicaio” e io non lo distinsi. Se il formicaio era quel montarozzo allora non doveva essere terriccio a comporlo, ma una congrega ripugnante di larve infami da cui mi sarò tenuta alla larga. Piuttosto, in quella oscurità frondosa guardavo gli alberi sillabandone mentalmente i nomi presunti. ABETI BIANCHI, FRASSINI, LARICI, QUERCE, BETULLE, PINI MUGHI, GINEPRI, ABETI ROSSI, CEDRI GLAUCHI, CEMBRI… Nella loro ombra non mi sarei stancata mai di camminare. La misteriosa abetaia è rimasta nascosta in qualche anfratto della parete scoscesa del selvoso MALOJA.
Ho un flash di memoria: mi trovo in una jeep con il signore bruno e con ALESSANDRO. Pomeriggio buio, freddo e nevoso. Siamo in giro per il villaggio a visionare case. Improvvisamente, alla luce dei fari o degli abbaglianti o della luna, in uno squarcio boschivo un capriolo fa una specie di danza: non sono mai riuscita a stabilire se questa sia immagine onirica o percepita in veglia comunque, date queste premesse, si può comprendere come io mai potessi immaginare che in futuro vivere per me sarebbe stato più orrendo di un incubo.