Un villaggio dei Grigioni 10

Scorgo alcune capre che tentano, direi disperatamente, di entrare nella loro stessa risicatissima ombra, stringendosi a un muro grigio, anche per sfuggire al sole inesorabile di questo mezzogiorno di Agosto sulle vette.
EDOARDO, detto EDO, primo amico di ALESSANDRO, si lancia in una tirata vitalista, a difesa delle reincarnazioni anche più abiette, assicurando che il “jardin de souffrance” di ogni esistenza sarebbe estirpabile mediante un atto volitivo del soggetto. AVREI DA OBIETTARE MA TEMO CHE NON SAREI CONVINCENTE, QUINDI RIMUGINO. La tirata di EDO mi sembra prima di tutto un insulto per quelle capre.
Poi, quando in macchina, attraverso il PASSO scendiamo verso casa AURORA, EDO alla guida dice che ALESSANDRO da quando è con me, è più solare. MA COSA? MA CHI? SOLARE? ALESSANDRO?? Vedo che EDO è diventato adulto, cioè qualcosa lo ha “adulterato” insegnandogli che per essere gentili è lecito attivare il proprio spirito menzognero nella sezione CORTESIE PER GLI OSPITI.
ALE adora EDO. Ne parla sempre come si parla di un dio. Una volta disse che con lui non si annoiava mai neanche al centro commerciale, dove io invece non mi annoiavo mai quando ero con ALESSANDRO. Tutto mi sembrava bello: un paio di scalogni, una confezione di snack. Mi precedeva come un robot dagli occhi spiritati aggirandosi fra gli scaffali per reperire nervoso e sbrigativo i viveri da riporre nel carrello. Ma io ricordo distesa e serena la scorta all’IPERAL di PRATA CAMPORTACCIO in vista del soggiorno in BREGAGLIA. Prefigurandomi le colazioni e soprattutto il buon pane, presi una quantità impressionante di marmellate al ribes rosso, al mirtillo blu scuro, alla ciliegia nera e un pacco di POLENTA GRISHUNA con cui una sera Alessandro avrebbe improvvisato una ricetta finita poi in un file mai aperto sul mio desktop: SEMOLA DEL DRAGHETTO GRIGIO.
Non ricordo se ho chiesto mai ad Alessandro del suo primo incontro con Edo, ma ricordo che la domanda mi ronzava sempre in mente. E come gli astronomi, osservando un distretto lontano della Galassia, arguiscono l’esistenza di una stella oscura dai moti irregolari di un pianeta, così io dal modo che aveva ALESSANDRO di sorridere all’aria a braccia conserte, appoggiato a un muretto, arguivo che in mezzo a quella folla di ragazzi appena usciti da scuola doveva esserci EDOARDO, arrivato dal suo liceo.
In quel periodo Alessandro sembrava tutto d’oro per quanto era biondo: biondi i capelli, biondi i baffi, biondo-chiara, quasi bianca sotto il centro delle labbra, la barba… A questo biondo si associava uno sguardo celeste ma di un cielo non limpido che, per il fatto di essere azzurro cupo, quasi blu, non era meno trasparente, meno ‘bianco’, meno glaciale. Comunque uno sguardo vasto, profondo, commovente.