Gennaro Pisco – L’occhio del gatto
“Cominciai ad alzare sempre più spesso la testa dagli antichi libri su cui studiavo e a osservarlo dalla mia finestra. Trascorsi così, a quel singolare davanzale, molta parte della mia giovinezza. Nei lunghi giorni di quelle primavere prive di incontri e di risoluzioni, mi confortavano solo due cose: i profumi dell’aria e i modi che aveva quell’animale, di passare le ore. Non dava retta a nessuno. Appena sentiva il suono di un passo in uno degli stretti corridoi di muschio che portavano al cortile, correva di scatto a nascondersi dietro una pianta. Passava i giorni di aprile, di maggio, di giugno sulle tegole di qualcuna delle case intorno, a volte fermo per ore a scrutare l’aria appena dorata.
Vedevo la sua immobile, piccola e maestosa sagoma scura. Una macchia stabile nello sguardo. Sembrava che nulla potesse sfuggirgli, sebbene la sua supervisione del cortile avesse un che di svagato, di indolente, pur nella fissità superba della sua posa da sentinella.”
Per conoscere il gatto che su questo tetto del cortile ha ispirato le parole di Rebecca, visita la pagina dedicata alla magnifica gatta Pritty.