Qui il tempo pare fermarsi, o non esistere affatto: “ogni granello di polvere si ferma a lungo nella strozzatura intasata della clessidra: le ore ristagnano, i giorni sedimentano.”
Un mondo ipogeo di cunicoli ed anfratti tra le rocce appare incantato e vibrante di colori luminescenti: “fulgori verdi, viola, azzurri, di tutte le varietà minerali generatrici di gemme”.
Una misteriosa Ninfa abita le penombre degli Antri: la sua voce è canto e arpeggio, la sua condanna è l’eterno mutamento che può combattere soltanto scrivendo un diario di milioni di giorni.
Evanescenti presenze incappucciate d’ombra fluttuano come onde sonore nei cunicoli di glaucofane e di altre meraviglie minerali: sono i Manti Grigi. Rigidi nelle nicchie dei Rimaterializzatori, rivivono le loro vite antiche, percorrendo ogni diversione possibile di quella che fu, forse, una loro originaria esistenza.
Pulsano di luce le vene ghiacciate dei Tunnel degli Scisti Blu, dove si scelgono gli eventi. Anche quelli che la Ninfa cerca di scrivere sul suo diario di milioni di giorni.
Lei vorrebbe scrivere di Halafon. Ma Halafon la aspetta nella Sala delle Storie sperando di incontrarla, perché sa che “quando lei passa nella penombra dell’atrio, un lamento brumoso di strumento antico si libera nell’aria, e tra le fronde di cristallo sfavillano più inquiete le iridescenze.”